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Le "reti" del bullo

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Il Cyberbullismo è la forma moderna del bullismo ed è un fenomeno che, purtroppo, vede sempre più spesso come protagonisti adolescenti in età scolare.

L'argomento è di grande attualità ed è stato al centro di un incontro, che ha visto coinvolte le classi seconde del Liceo Artistico e Coreutico "Ciardo - Pellegrino" e  in cui sono intervenuti l'avvocato Tarantino e la dott.ssa Rapanà.

Gli esperti hanno spiegato che con questa espressione si intende  qualunque forma, reiterata nel tempo, di oppressione, aggressione, molestia, ricatto, diffamazione e manipolazione della vittima, nonché la diffusione di contenuti on-line tramite strumenti telematici, sms, siti web, chat, il cui scopo intenzionale è quello di isolare un minore, ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso e infamante. Attraverso i social network  il cyberbullismo raggiunge la  sua vittima in modo veloce e virale con gravi ripercussioni sulla vita sociale della stessa.  

Erroneamente, molti considerano il bullismo o il cyberbullismo un modo per essere ‘spiritosi’ e ‘divertirsi’ o per mettersi in mostra; in realtà, esso è una forma subdola di violenza che lede i diritti della persona, provocando danni sia biologici che psicologici.

E’ una ‘rete’ che intrappola autori e vittime, ma che riguarda anche famiglie e docenti; per questo tutti sono chiamati ad assumersi nuove responsabilità e a prestare maggiore attenzione ai segnali che possono provenire da una potenziale vittima.

Un'importante tappa nella lotta e nel contrasto al cyberbullismo è stata l'approvazione della legge n. 71 del 2017, "Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo".

La norma intende contrastare il fenomeno in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti sia nella posizione di vittima, sia in quello di responsabili di illecito, assicurando l'attuazione degli interventi e  senza distinzione di età nell'ambito delle istituzioni scolastiche.

Per noi studenti è stato interessante ascoltare l' intervento degli esperti e la nostra attenzione è stata catturata dalle soluzioni proposte per controllare, ridurre e, infine, cercare di sradicare questi comportamenti dall'ambiente scolastico: da una parte è importante chiedersi perché un ragazzo maltratti un suo compagno, dall'altra si rivelano fondamentali per non cadere " nella rete"  l'attenzione, l'empatia, il dialogo e la partecipazione con l'altro.

Non sempre i bulli sono ragazzi con problemi; alcuni godono di una buona attitudine al comando, sono spesso circondati da amici e sfruttano il sostegno del gruppo perché in questo modo si rendono più visibili. Inoltre, i bulli credono che la prepotenza li renda accettati dai coetanei e molte volte  gli adulti e i genitori considerano tali comportamenti una semplice ‘bravata’ da ragazzi! 

In realtà, nella maggior parte dei casi, il bullo proviene da una famiglia assente o carente di calore, di accettazione affettuosa o di una disciplina coerente ed un comportamento appropriato. 

Stare dietro uno schermo di un computer o di uno smartphone, inoltre, fa sentire il bullo al sicuro e al riparo dalla possibilità di essere identificati. E ciò è ancora più pericoloso, poiché nel chiuso della propria stanza e senza necessità di una supremazia fisica o numerica, anche una sola persona può compiere atti di bullismo su un numero illimitato di vittime.

Pertanto, per contrastare questo fenomeno è necessaria, oltre al coinvolgimento e alla collaborazione tra la famiglia e tutte le componenti scolastiche, anche una educazione rivolta ai giovani per un uso corretto dei nuovi mezzi di comunicazione.

                                                                                                       Gli alunni della classe 2^E / illustrazione di Michele Leopizzi

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