L’ incontro con il regista Alessandro Serra, che in realtà cura dei suoi spettacoli anche scene costumi e luci, verterà sulla sua poetica d’artista e sullo spettacolo Macbettu che la sera del 19 gennaio sarà  presentato al Teatro Apollo. Sulla sua fascinazione per la fotografia fondamentale all’inizio della sua carriera e su come l’estetica sia fondamentale nel suo percorso.
L’incontro sarà alle ore 11.00 presso la sede succursale del liceo in viale De Pietro, 12, coordinato dalla dott.ssa Maria Chiara Provenzano del Dams di Lecce con il coinvolgimento dei ragazzi alla discussione.

Le classi interessate all'incontro: IIIE, IVE, VE indirizzo Scenografia, IVE indirizzo Audiovisivo e Multimediale

MACBETTU, Il trailer dello spettacolo

MACBETTU ha vinto il Premio Ubu 2017 come Spettacolo dell'anno, Alessandro Serra ha ricevuto la candidatura come Miglior regia e Leonardo Capuano come Migliore attore.

Macbettu ha vinto il Premio della Critica Teatrale conferito dall'Associazione Nazionale dei Critici di Teatro.

Macbettu di Alessandro Serra s’incunea in un crocevia: da un lato le intuizioni geniali del Macbeth di Shakespeare, dall’altra l’ispirazione del regista di fronte al Carnevale barbaricino. Della vicenda scespiriana si recupera l’universalità e la pienezza di sentimenti, millimetricamente in bilico sul punto di deflagrare. Di fronte ai carnevali sardi una visione: uomini a viso aperto si radunano con uomini in maschere tetre e i loro passi cadenzano all’unisono il suono dei sonagli che portano addosso. «Quell’incedere di ritmo antico, un’incombente forza della natura che sta per abbattersi inesorabile, placida e al contempo inarrestabile: la foresta che avanza» – così Serra descrive la suggestiva ascendenza da cui è scaturito il suo lavoro di contaminazione.

Macbettu traduce – e volontariamente tradisce – il suo riferimento testuale, valica i confini della Scozia medievale per riprodurre un orizzonte ancestrale: la Sardegna come terreno di archetipi, orizzonte di pulsioni dionisiache. La riscrittura del testo operata dal regista, trasferita poi in limba sarda da Giovanni Carroni, guarda a una interpretazione sonora: gli attori sulla scena – uomini, come da tradizione elisabettiana – decantano una lingua che è pura sonorità, si allontanano dal giogo dei significati per magnificare il senso.